C’è chi ritiene che sia meglio visitare musei e chiese quando piove… se non altro non si rischia di bagnarsi! Io, al contrario, penso che per apprezzare veramente delle opere d’arte occorra una buona disposizione d’animo che solo le belle giornate possono dare, mentre sia molto più interessante passeggiare per il centro di Firenze durante i pomeriggi piovosi, ovvero quando le strade sono sgombre e Palazzo Vecchio si offre in modo quasi inaspettato ai pochi passanti, riflettendosi nelle pozzanghere sul lastricato della piazza.
Ecco, dunque, perché qualche mattina fa, quando il clima era un po’ meno afoso rispetto ai giorni precedenti ma il sole appariva particolarmente splendente, ho deciso di tornare alla Cappella Brancacci, affrescata da Masaccio e Masolino nella prima metà del 1400 (ante 1428), completata circa sessant’anni dopo da Filippino Lippi e fortunosamente salvatasi da un incendio che devastò la chiesa di Santa Maria del Carmine nel 1771.
Ho preso la mia bicicletta, ho percorso il Lungarno tra Ponte Santa Trinita e Ponte Vecchio sotto un cielo azzurro e terso e sono passata Oltrarno facendo lo slalom tra i turisti e deviando poi per qualche viuzza stretta, fresca, in penombra con le polverose botteghe degli artigiani che si aprono quasi all’improvviso e regalano ai passanti scene di vita quotidiana.
Sono arrivata in Piazza del Carmine, ho legato la mia bicicletta alla rastrelliera e mi sono avvicinata all’entrata della biglietteria: davanti allo sportello, c’erano solo due turisti (a dimostrazione che la maggioranza aveva preferito altro genere di passatempi) e, dopo pochi istanti, mi trovavo ad attraversare il bellissimo chiostro per raggiungere l’ampia sala da cui si accede alla Cappella. Amo moltissimo le forme solide e scolpite di Masaccio e visto che da qualche tempo non tornavo alla Cappella Brancacci, sentivo una certa impazienza di entrare, anche perché nel prezzo del biglietto (4 €) era compresa la proiezione di un dvd relativo agli affreschi che mi incuriosiva moltissimo.
Venti minuti più tardi, quindi, salivo la ripida scala che immette nella chiesa insieme ad altre quindici persone circa, tra le quali io ero l’unica italiana: alla destra dell’altar maggiore, nel punto estremo del transetto ecco aprirsi davanti a me la piccola cappella rettangolare, sulla cui ampia arcata sono dipinti Il peccato originale di Masolino e La cacciata dal Paradiso di Masaccio, mentre sui suoi tre lati, su due registri, si trovano le Storie della vita di San Pietro, che simboleggiano la salvezza realizzata dalla Chiesa tramite l’apostolo.
Quando si entra in un ambiente di piccole dimensioni, completamente affrescato, si ha la sensazione di essere noi stessi parte della storia che viene raccontata dalle immagini: eccomi dunque catapultata d’improvviso nel registro superiore di sinistra, ad osservare da vicino la scena del Tributo, o in quello superiore di destra, tra le architetture dei primi del Quattrocento di Masolino, mentre, insieme ai due nobili signori elegantemente vestiti, cammino per una Firenze decisamente insolita.
I colori sono brillanti, le figure volumetriche occupano verosimilmente lo spazio, si appoggiano con tutto il loro peso sul suolo, mentre il chiaroscuro dà rilievo alle loro vesti, rendendole tridimensionali e scultoree, e scava i loro volti, dandogli intensità e drammaticità. Il ritmo è lento e solenne come, ad esempio, nella scena, in fondo a sinistra del piccolo altare, nel registro inferiore, in cui Pietro risana gli infermi con la sua ombra, dove allo sguardo profondo e sicuro del santo si oppongono i volti speranzosi e ansiosi dei poveri infermi che attendono la realizzazione del miracolo.
In ogni scena i gesti sono ampi e teatrali, aumentati nella loro forza dalle vesti lunghe e abbondanti, gli sguardi sono carichi di drammaticità, i dettagli realistici e accorti fino al virtuosismo.
Quando sono uscita dalla Cappella Brancacci ero entusiasta del mio viaggio nel mondo di Masaccio e mi sono diretta verso la sala dove sarebbe stato proiettato il dvd: è stato sorprendente vedere che anche il video era stato pensato come un viaggio all’interno degli affreschi della Cappella rielaborati in tre dimensioni, che permetteva di comprendere in modo ancora più chiaro la forza evocativa delle volumetriche figure masaccesche. La proiezione dura circa 45 minuti ed è possibile ascoltarla con delle cuffie selezionando all’inizio la propria lingua, si tratta di un’ interessante ricostruzione dell’opera di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi nella Cappella, con riferimenti alla storia della Firenze quattrocentesca. Il linguaggio è semplice e chiaro, facilmente seguibile e consente di ottenere risposte a molte delle domande che inevitabilmente ci si pongono durante la visita alla Cappella.
Quando sono uscita il sole si era fatto più caldo, ma la giornata era ancora limpida e priva dell’umidità che aveva caratterizzato i giorni precedenti… c’era ancora spazio per un’altra visita… ma questa è un’altra storia!
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