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Tortelli di patate

tortelli di patateAmatissimi dai fiorentini, ma completamente ignorati dai turisti, che quando gli dici “tortelli di patate” pensano al limite ai tortellini e se provi a spiegargli che, no, non sono tortellini, ma una specie di ravioli ripieni di patate, allora storcono il naso e sotto sotto pensano: “I prefer pizza”.
In effetti definire i tortelli di patate come ravioli, agli occhi degli esperti può sembrare un’eresia. Ma allora che cosa sono questi tortelli? Perché frotte di fiorentini sono disposti a farsi 30 chilometri ogni fine settimana per andare a gustarsi questo piatto nel Mugello, magari rifinendo in qualche simil-sagra dove non si mangia proprio bene, si sta scomodi sulle panche e si spende come a un ristorante? Allora innanzitutto, come ci fan notare un sito del Casentino (che rivendica la paternità del tortello) “Il nome è antico ma il ripieno no”, anche perché se ci pensate bene le patate le portò Colombo dall’America e solo nel diciannovesimo secolo diventarono un alimento diffuso in Europa. Comunque sia l’origine del tortello non è chiara; chi dice che vengano dall’Emilia (gli emiliani naturalmente, che cucinano anche i prelibati tortelli di zucca), chi dal dal Casentino (i casentinesi, che accusano i mugellani di averglieli copiati), chi dal Mugello (i mugellani, che comunque li hanno saputi ben pubblicizzare). Insomma la classica querelle tra campanili. La ricetta la trovate qui o qui; sembra facile, ma non illudetevi, se non li avete mai fatti, ci metterete almeno mezza giornata, senza contare la preparazione del ragù di vostra scelta (anatra, cinghiale, coniglio o il classico alla bolognese?). Meglio andare al ristorante forse. Sì, ma quale? Famosi e squisitissimi sono quelli di Luco del Mugello e Sagginale, ma in questo blog umoristico si discute animatamente anche di altri ristoranti. Altra soluzione è comprare i tortelli già pronti in un negozio di pasta fresca o al supermercato oppure, se avete pochi soldi nonché poco tempo e come ultima spiaggia, la confezione surgelata (non male quella che vendono alla Coop, con su sopra il palazzo di Scarperia). In questo caso tanto vale acquistare anche un vasetto di ragù già pronto, ma attenzione! non fatelo sapere a quelli della Slow food di Prato che organizzano la disfida dei tortelli in territorio neutro. Potrebbero scomunicarvi.

2 comments to Tortelli di patate

  • […] Con l’arrivo della primavera tutte le campagne d’italia si riempiono di feste e sagre di paese. La parola “sagra” deriva da sacro poiché in origine si trattava di una festa di carattere religioso. Tuttavia oggi la stragrande maggioranza delle sagre hanno perso qualsiasi connotazione sacra e sono diventate occasioni per mangiare e bere fuori porta, di solito il fine settimana. Alcune feste hanno un’origine antica e risalgono addirittura al medioevo, se non prima. Tra le feste più famose citiamo il Palio di Siena, la Corsa dei Ceri a Gubbio, la festa di San Gennaro a Napoli, la sagra del Pesce di Camogli, il Carnevale di Venezia. Ma negli ultimi anni le feste popolari si sono moltiplicate e adesso ogni fine settimana c’è l’imbarazzo della scelta. Se ne trovano di tutti i tipi, pronte soprattutto a soddisfare i desideri enogastronomici di cittadini metropolitani, smaniosi di assaporare almeno per una mezza giornata la vecchia vita agreste fatta di cibi semplici e genuini, “come quelli di una volta” direbbe un famosa pubblicità. Prendiamo Firenze ad esempio: dove possono andare i fiorentini allergici a musei e mostre (e sono tanti) che non vogliono passare il week-end in un centro commerciale (normalmente agognato nelle fredde giornate invernali), oppure a casa davanti alla tv (prospettiva magra, visto la bassa qualità della tv italiana)? Al mare? No, non è ancora abbastanza caldo. Allora basta cliccare qui e scoprire un tripudio di feste: del baccello, del prosciutto, del tortello, del tartufo, del cinghiale, della birra, del crostino, del miele, dell’antipasto… Insomma, una vera e propria tortura per chi si è messo in testa di dimagrire in vista delle vacanze in spiaggia. Eppure, nonostante l’alto tasso alcolemico e di colesterolo e nonostante la cronica mancanza di mezzi pubblici in occasione di tali eventi, causa questa di grandi imbottigliamenti e lotte snervanti per parcheggi inesistenti, insomma nonostante tutto, feste e sagre riscuotono sempre più successo. Se a ciò si aggiunge che una cena a una festa popolare costa spesso più che al ristorante, con la differenza che mangi in piatti di plastica cibi non troppo “semplici e genuini”, non proprio “come quelli di una volta”, allora il mistero della moda delle sagre si infittisce. Perché gli italiani le adorano? Perché in fondo sono dei campanilisti e tradizionalisti? Perché vorrebbero tanto illudersi di tornare ai vecchi tempi? Perché la vita nelle periferie delle grandi città è oltremodo noisoa? Perchè comunque un piatto tipico-popolare è sempre meglio di un fast-food? Qualcuno ha delle ipotesi o delle certezze in merito? Qualsiasi commento è bene accetto, magari anche qualche racconto di un’esperienza (positiva o negativa che sia) a una festa di paese… « Esercizio per studenti stranieri sul verbo piacere, il passato prossimo e l’imperfetto   […]

  • mai e yuko

    フィレンツェの伝統料理:じゃがいものトルテッリ

    トルテッリは、その名前からトルテッリーニ(ひき肉・チーズ・卵を混ぜ詰めた小型パスタ)と思われがちですが、実はじゃがいもを詰めた特殊なラビオリに似たものです。
    ツーリストにはほとんど知られておらず、知っていても圧倒的にピザの方が人気があるのですが、地元の人にはこよなく愛されています。
    実際フィレンツェの人たちは毎週末に街から30キロ離れたMugelloまでわざわざこの料理を食べに出掛けるほどです。
    専門家からすると、トルテッリーニともラビオリとも違うトルテッリは一風変わった食べ物だとされていますが、もともと「トルテッリ」は古い言葉で、小さな詰め物を意味しています。jちなみにじゃがいもについて言うと、コロンブスがアメリカから運んできてヨーロッパに食べ物として広まったのは19世紀になってからのことで、それ以前のトルテッリにはじゃがいもではないものが詰められていたと想像できます。

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