La notizia è di pochi giorni fa: il vero volto di Dante sarebbe stato ricostruito dai tecnici del Laboratorio di realtà virtuale della II Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna, sede di Forlì. Il motivo del contendere è sempre il solito: Dante aveva o no il famoso naso aquilino e il mento prominente? Il suo profilo era veramente scolpito come numerosi dipinti vogliono farci credere? O si tratta in realtà del ritratto della personalità di Dante come i suoi scritti ce la restituiscono piuttosto che di una verosimile raffigurazione del suo aspetto fisico?
Se già erano presenti numerosi studiosi che ritenevano infondata la probabilità che Dante avesse realmente quell’aspetto a noi tanto caro e che supponevano che l’errore si fosse verificato per un’errata interpretazione di alcune testimonianze relative a un affresco di Giotto (o bottega) presente al Bargello, adesso si aggiunge persino una ricostruzione tridimensionale del volto del poeta che smentirebbe la tradizionale immagine.
Tuttavia questo appare solo il risultato finale di un lungo percorso cominciato negli anni ’20 da Fabio Frassetto, antropologo dell’Università di Bologna, che, ottenuto il permesso di effettuare rilievi sulle ossa del Poeta conservate a Ravenna, riuscì a ricostruirne i tratti sulla base delle misurazioni svolte. In realtà Frassetto non poté mai fare un calco del cranio né usufruire per le sue ricerche della mandibola, andata persa. Le conclusioni a cui arrivò furono tratti somatici più vicini a quelli del ritratto del Bargello, la cui veridicità è stata messa in dubbio spesso.
Il Prof. Gruppioni, a cui si deve l’attuale ricostruzione ha utilizzato il calco del cranio ottenuto da Frassetto, mentre per la mandibola ha usufruito dell’aiuto dei tecnici di Forlì che ne hanno plasmato una conforme alle misure del cranio.
Infine Francesco Mallegni dell’Università di Pisa, maestro di ricostruzione facciale e autore di ricostruzioni di volti celebri come Giotto o il conte Ugolino, ha materialmente posto in essere il nuovo volto di Dante, elaborato poi dagli ingegneri in più versioni al computer, ahimé con un altro tipo di naso. Dante appare ora caratterizzato da un profilo più dolce e meno spigoloso, con un naso abbastanza lungo, storto e piuttosto prominente, senza mento pronunciato e con le labbra sottili, mentre un’espressione meno grave e corrucciata, rispetto a quella cui eravamo abituati, ne caratterizza il volto.
Restano tuttavia non pochi dubbi: il primo in merito al fatto che non si è certi che le ossa attualmente conservate a Ravenna siano effettivamente del Sommo Poeta, dal momento che nel 1509, quando il sepolcro fu aperto, erano scomparse e sono miracolosamente riapparse nel 1865, quando il Romanticismo era ancora sufficientemente vivido e gli studi danteschi avevano appena ripreso vigore. Il secondo dubbio riguarda il fatto che Dante assomiglierebbe al ritratto del Bargello, ovvero quello che sarebbe erroneamente stato considerato attendibile.
Ad ogni buon conto Dante è sempre Dante, con o senza naso e l’unico cambiamento che potrebbe derivare da tutta questa storia sarebbe il fatto di non poter più definire “dantesco” un profilo caratterizzato da naso aquilino e mento prominente. In definitiva, dunque, Dante sarebbe ancora una volta responsabile di aver cambiato il corso della storia della nostra lingua.
The news is just a few days old,, the real face of Dante has been reconstructed by technicians from the virtual reality laboratory of the second faculty of engineering of the University of Bologna, in Forli. The motive for doing so is always the same, did Dante really have that famous aquiline nose and prominent chin_ Was his profile really as many painters would have us believe or are we dealing with a portrait of Dante{s personality as we know it, that we have created based on his writing rather than a true recoinstruction of his actual physical apsects_
Numerous studies have already been presented that reinforced the unfounded probability that Dante really had that aspect so familiar to us and that suppose their errors to be verified by an erroneous interpretation of testimonials relative to a fresco by Giotto, now in the Bargello, now there is yet another three’dimentional reconstruction of the poet{s face that denies the traditional image.
Yet this is just the culmination of a long journey commenced in the 20{s by Fabbio Frassetto, anthropologist at the University of Bologna, who, receiving permission to make reliefs of the poets bones conserve at Ravenna, succeeded in reconstructing his traits on the basis of the measurements taken. In reality, Frassetto could never make a good calculation of the skull, nor could he take advantage of his research on the jaw, which was lost. The conclusions at which he arrived were facial lines closer to those of the Bargello portrait, whose verisimilitude was considered dubious.
Professor Gruppioni, who was responsible for the actual reconstruction, used Frossetto{s cranial calculations, and for the mandible used the help of technicians at Forli who had made a model without using measurements of the skull. In the end, Francesco Mallegni of the University of Pisa, master of facial reconstruction, and author of such celebrity reconstructions as Giotto and Count Ugolino, has materially contributed to the new face of Dante, which was then elaborated upon by some engineers in further computer versions, alas, with another type of nose. Dante now appears characterized with a sweeter, less angular profile, with a fairly long, twisted and very prominent nose, without the pronounced chin, thin lips and a less grave, less angry expression, with respect to the face we are used to.
We are not left with many doubtsÑ the most important of which is whether or not the bones conserved at Ravenna are actually Dante{s. In 1509, when the sepulchre was opened, and the bones vanished, then miraculously appeared in 1865, when Romanticism was still sufficiently alive, and studies of Dante{s work were still undertaken with vigor. The second doubt regards the fact that Dante might resemble the Bargello portrait, that is to be precise, the one which could be erroneously consideredaccurate.
Anyway you look at it, Dante is always Dante, without his nose, and the only change one can derive from this whole story is the fact that one can no longer define a profile with an aquiline nose and prominent chin as “Dante’esque.” Definitively, Dante is again a face responsable for having changed the course of our language{s history.