È tempo di Carnevale e di mascherarsi: Arlecchino, Stenterello, Rugantino, Pulcinella, Colombina, Pantalone sono solo alcune delle maschere più famose in Italia. La loro origine è la Commedia dell’Arte, forma teatrale seicentesca basata sull’improvvisazione che si diffonde quando le sacre rappresentazioni medievali hanno perso la loro forza d’attrazione e prima che l’avvento del teatro strutturato di Metastasio e Goldoni inauguri un nuovo modo di calcare il palcoscenico e un nuovo tipo di descrizione dei personaggi.
Se è vero che le origini delle maschere sono da ricercarsi nella civiltà greco-romana, è pur vero che, grazie alla Commedia dell’Arte, gli stereotipi presentati nelle commedie greche e latine hanno assunto ulteriori connotazioni: nelle commedie latine di Plauto era infatti la maschera facciale ad indicare quale fosse il tipo di personaggio, se il vecchio avaro, la fanciulla indifesa, il giovane ricco e sciocco o il servo furbo, mentre nel teatro seicentesco era l’abbigliamento a permettere al pubblico di riconoscere senza possibilità di errore quale fosse il personaggio che entrava in scena. Ecco allora il fiorire delle differenti tipologie di maschere con costumi dai colori sgargianti che nei secoli si sono ovviamente modificati, con gesti esagerati ed enfatici che le caratterizzano tutt’oggi e con i diversi accenti regionali ad indicarne la provenienza.
Stenterello, creato nel 1793 da Luigi Del Buono, ex-orologiaio e attore dilettante presso il Teatro dei Fiorentini a Napoli, è in realtà una rivisitazione del carattere di Pulcinella e come quest’ultimo era il simbolo di Napoli, così questo sarebbe dovuto diventare quello di Firenze. Infatti Stenterello, vestito di stracci, con un calzino diverso dall’altro è il tipico popolano sfortunato, chiacchierone, ironico e autoironico che proprio grazie alla sua facilità di parola, riusciva a suscitare il divertimento del pubblico con battute sferzanti e simpatiche, esattamente come i Fiorentini facevano e fanno ogni giorno. Il suo accento era ovviamente caratterizzato dalla gorgia toscana, ossia la forte aspirazione della “c”, al punto che, per renderla ancora più marcata, Luigi Del Buono tolse alla maschera un dente dall’arcata superiore cosicché la pronuncia ne risultasse meno esatta.
Il cappello bicorno, i pantaloni alla zuava con la giacca blu, il lungo codino e l’aspetto allampanato a causa della magrezza ne caratterizzavano in maniera inconfondibile l’aspetto, garantendogli il successo nelle rappresentazioni, sebbene ormai i momenti gloriosi dell’improvvisazione tipica della Commedia dell’Arte fossero passati e il teatro goldoniano avesse preso il sopravvento. Stenterello scompare definitivamente intorno agli ultimi anni del 1800, ma ancora oggi, parlando con i veri fiorentini, è possibile ritrovarne le tracce e forse risentire, nelle loro battute pungenti, il rumore lontano della sua beffarda risata.
A me il carnevale piace molto e mi piacera per sempre (credo)!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!