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Pubblicità per l’acqua? Beviamoci su… ma dal rubinetto!

acquabenecomune.jpgNoi italiani siamo i più grandi consumatori di acqua in bottiglia: sembra infatti che in media consumiamo mezzo litro di acqua al giorno a testa. Nessuno di noi, o quasi, tuttavia fa uso dell’acqua che sgorga limpida dal rubinetto delle nostre case, ma preferisce pagare colorate e multiformi bottiglie di acqua, che pur avendo caratteristiche analoghe a quella portata dal nostro acquedotto, è ampiamente reclamizzata e abbastanza costosa. Questo è in sintesi l’allarme lanciato da Altreconomia che propone la regolamentazione della pubblicità dell’acqua in bottiglia, ritenuta una “concorrenza sleale a quella distribuita dagli acquedotti, che è buona, controllata, comoda (arriva in casa) e poco costosa”. Ma non solo, il problema è forse più ampio e come scrive Adriano Cattaneo, portavoce di Ibfan Italia, su Altreconomia di questo mese (n° 82 aprile 2007): “Non si capisce perché qualcuno, per puro desiderio di lucro, debba prendere a basso prezzo la nostra acqua e metterla in bottiglia, per poi vendercela a caro prezzo. E, per beffa, usare i soldi che gli diamo per inondarci di pubblicità e indurci a credere che la sua acqua, che è nostra, è migliore della nostra, che è diventata sua.”
Il problema non è da poco e lo scorso 26 Febbraio è arrivato alla Camera: il gruppo dei Verdi ha presentato una mozione per dire stop agli spot, sostenere campagne informative per sensibilizzare al consumo delle acque degli acquedotti italiani, costantemente analizzate e controllate, nonché obbligare le imprese utilizzatrici delle acque sotterranee a pagare una quota per l’uso e la vendita di un bene che appartiene al demanio pubblico.altreconomia acqua
Altreconomia sostiene quindi la campagna per formulare una proposta di legge ad iniziativa popolare per la gestione dell’acqua pubblica e chiedere di aderire al suo appello per mettere definitivamente fuori legge la pubblicità dell’acqua.
Qui potrete trovare anche alcune informazioni relativamente alla sentenza con cui l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Antitrust) ha chiuso, nel maggio del 2005, il caso Acea vs. Mineracqua (l’associazione di categoria degli imbottigliatori), condannando per pubblicità ingannevole l’azienda che gestisce il servizio idrico a Roma e in altri Ambiti territoriali italiani. Un caso analogo si era verificato anche in Francia con la pubblicità dell’acqua Cristaline che ha sollevato non poche polemiche.
PS: All’Accademia del Giglio beviamo acqua del rubinetto dal 1995.

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