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La villa medicea della Petraia a Castello

petraiaTerzo itinerario in visita alle Ville medicee e ai loro parchi. Questa è la volta della Villa e del Parco della Petraia.

Lasciandosi alle spalle il grande cancello in ferro del giardino della Villa Reale di Castello, si svolta a sinistra e proseguendo avanti lungo via di Castello si giunge all’incrocio con via della Petraia. Di fronte a noi si erge la splendida facciata della Villa Corsini, edificio, purtroppo solo parzialmente aperto al pubblico, facente parte del circuito visitabile della zona di Castello. All’angolo sinistro tra via di Castello e via della Petraia, in posizione interna rispetto a detta via, è la Villa detta “Il bel riposo” ove Carlo Collodi, il creatore di Pinocchio, trascorreva le vacanze presso il fratello. Una breve salita porta alla Villa e al Parco della Petraia, oggetto del nostro post.
La Villa della Petraia è un edificio veramente imponente che, situato com’è a mezza costa, rientra nel panorama delle colline di Firenze che può essere ammirato perfino dal Giardino di Boboli.
Inizialmente essa appartenne ai Brunelleschi che vi avevano un piccolo castello in pietra ben munito, da intendersi più come una difesa che una residenza di campagna. Successivamente, nel 1422, fu acquistata da Palla Strozzi, che ne ingrandì i possedimenti comprando anche i terreni circostanti. La Villa passò poi ai Salutati che la vendettero a Cosimo I de’ Medici, il quale la donò al figlio, il cardinale Ferdinando, nel 1568. Con lui, che lasciato l’abito cardinalizio divenne Granduca di Toscana, ebbe inizio la trasformazione del castello in una vera villa di campagna, ove il proprietario amava trascorrere le estati in compagnia della moglie, Cristina di Lorena. giardino
I lavori furono affidati a Bernardo Buontalenti, che tra il 1576 e il 1589 sbancò la collina davanti alla villa, liberandola dalle sue pietre, e sistemandola a terrazzamenti. Della struttura originaria fu mantenuta soltanto la torre e i terreni immediatamente intorno furono trasformati dal Tribolo in un giardino all’italiana, ornato da siepi di bosso, vasche, vivai e serre, in cui è collocata attualmente, a lato della Villa, una piccola e bellissima fontana dedicata a “Fiorenza uscente dalle acque”, ad opera del Giambologna.
Come residenza di campagna, la Villa, il suo giardino ed il grande parco selvatico, furono goduti dalla corte granducale durante la dinastia medicea, ma non furono preferiti dalla dinastia lorenese. Quando Firenze divenne capitale d’ Italia, il Re Vittorio Emanuele II scelse di dimorarvi con la Contessa di Mirafiori, detta la ”Bella Rosina”, moglie morganatica, non amando egli vivere a Palazzo Pitti perché troppo in città. Infine, l’11 ottobre 1919, la Villa fu donata allo Stato da parte del Re Vittorio Emanuele III.
La Petraia, al contrario della Villa Reale di Castello, è visitabile anche all’interno senza prenotazione e i custodi accompagnano i turisti attraverso le sale. Notevole e di grande impatto è il grande cortile, con tutte la pareti rivestite da affreschi che raccontano i fasti della famiglia dei Medici e dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, opera del Volterrano (1636-1648). Originariamente, il cortile era privo di protezione dalle intemperie: la copertura in acciaio e vetro, voluta da Vittorio Emanuele II e rivelatasi preziosa per la conservazione degli affreschi, trasformò l’ambiente in una splendida sala da ballo dominata da un enorme lampadario di cristallo viola.lago
Ai lati del cortile, la sala da pranzo, due salotti, la sala della Musica e lo studio di Vittorio Emanuele II. In fondo, sulla destra, accanto alle scale che portano al primo piano, una piccola cappella con interessanti dipinti.
Al primo piano: l’appartamento di Vittorio Emanuele II e della contessa di Mirafiori; il salone, con i giochi (da non perdere il flipper di legno!); la cappella affrescata dal Poccetti.
Usciti all’esterno della Villa, ci si sofferma per qualche minuto, affacciandosi sul giardino all’italiana, a godere il panorama che abbraccia gran parte della città di Firenze e si spinge per tutta la piana fino a Prato e al monte Albano, di là dall’Arno. Panorama deturpato dal nascente Palazzo di Giustizia, emblema dell’orrido di un certo gusto moderno (si prega di immaginarsi come sarebbe stato bello non vederselo davanti…).
Alle spalle della Villa, il grande parco all’inglese ideato dal paesaggista boemo Joseph Fritsch per conto dei Lorena, caratterizzato dalla presenza di un laghetto e da una folta vegetazione di lecci, platani, pini e cedri, che si estende oltre la chiesa di San Michele a Castello e si unisce, attraverso due cancellate, al parco della villa Reale di Castello.

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