Questo post è la traduzione dallo svedese della lettera che ci ha mandato Linneà nei giorni scorsi, in cui parla della sua eperienza di studio della lingua italiana e del suo soggiorno a Firenze e in Italia. La lettera di Linneà si trova qua, mentre una sua video-intervista fatta prima che partisse si trova da questa parte. Traduzione di Cecilia Pontenani.
Andare in un paese nuovo senza parlarne minimamente la lingua può essere spaventoso, ma anche attraente. È molto su cui riflettere. Io, però, non ho fatto in tempo a pensarci su: è successo tutto in fretta.
Tutto è cominciato con la mia necessità di fare qualcosa di diverso e con la decisione di NON rimanere nella mia città natale, Karlstad. Quando ho raccontato a mia madre che avevo pensato di frequentare un corso di lingua all’estero, giusto perché avevo bisogno di cambiare, lei mi ha parlato di Ettore, un suo collega italiano, e mi ha domandato se desideravo che lei gli chiedesse se gli era possibile aiutarmi in qualche modo. Detto, fatto. Appena posta la questione, del tutto improvvisamente se ne è aggiunta un’altra: Firenze o Venezia? D’accordo: non avevo molte pretese, avevo però uno scopo: imparare la lingua italiana! Per questa ragione la mia scelta è caduta su Firenze, poiché questa città ha molte scuole di lingua fra le quali scegliere.
Come ho già detto, tutto è successo in fretta. In una settimana la decisione era stata presa, il biglietto comprato, le valigie fatte e, senza che io sapessi in realtà ciò che mi aspettava, ero seduta sull’aeroplano per Firenze. Avevo trovato alloggio in cambio della mia disponibilità ad occuparmi di due bambini per due ore al giorno. Questo era qualcosa che mi rendeva un po’ nervosa, poiché i bambini non sono il mio forte.
All’aeroporto ho trovato ad aspettarmi la mamma dei bambini, è stato in quel momento che mi sono resa conto di trovarmi a Firenze e che questa sarebbe stata la mia casa per i tre mesi successivi, poiché questi erano i miei piani.
Nelle due settimane seguenti è successo di tutto. Ero diventata una babysitter full time, qualcosa che non avevo per niente previsto e che mi stressava. Avevo anche trovato una scuola che corrispondeva ai miei desideri – Accademia del Giglio. Ero incerta riguardo il mio lavoro come aupair: semplicemente non mi riusciva! Può sembrare che io abbia voluto tirarmi indietro, ma la seconda settimana ho preso una decisione. È stato terribilmente difficile, ma non avrei potuto fare una cosa migliore. Ho detto che i patti erano che io avrei dovuto lavorare per due ore al giorno, mentre le ore erano diventate otto. Così semplicemente mi sono licenziata ed è stata la cosa migliore che potessi fare. La scuola mi ha aiutato a trovare una nuova sistemazione e io ho ricominciato il mio viaggio a Firenze.
Sì, le mie prime settimane sono state difficili, ma la situazione è migliorata. Quattro settimane di scuola sono diventate otto settimane. Mi facevo amici studenti di diverse nazioni: Messico, Australia, Giappone e Germania. Mi divertivo per le strade di Firenze! Ogni giorno scoprivo cose nuove, architetture incredibili, il Ponte Vecchio con il suo fascino, il Duomo con la sua grande cupola. Sì, è una città interessante. Si ricevono molte impressioni differenti, così tanto su cui riflettere. Il cibo al ristorante, difficile da raccontare quanto sia buono (sebbene la pasta sia un po’ troppo presente), la cultura in sé così interessante da rischiare di provocare uno shock culturale, ma si impara.
A scuola mi sono trovata come un pesce nell’acqua e mi si adattava alla perfezione (e non lo dico per piaggeria!!!). C’era molto da imparare, ma grazie al buon metodo degli insegnanti tutto è andato sempre per il meglio. Era come stare in una piccola famiglia. Si poteva scherzare, ridere o semplicemente divertirsi durante le lezioni, sebbene si imparasse la lingua. Si adattava perfettamente a me, poiché non mi è mai piaciuto veramente sgobbare, ma con tutto quel divertirsi e scherzare ho trovato la mia motivazione. Il punto culminante a scuola erano però i pranzi insieme, in cui tutti cucinano e mangiano, e in qualche modo non era così strano che il cibo fosse al centro della cultura italiana.
Io avevo un paio di idee sugli italiani quando sono andata giù in Italia. La prima era che sono rubacuori, con i capelli gommati e pettinati all’indietro, e io posso sottoscrivere che simili tipi esistono veramente. La seconda era che gli italiani sono aperti e felici e posso dire che anche questi si possono trovare. Le dolci vecchie piccole signore che trotterellano con il loro carrellino della spesa, i simpatici baristi che ti salutano allegri ogni mattina quando entri nel loro locale, gli insegnanti che sono pazzi e scherzano. Questa è l’immagine che porto con me degli italiani. In Italia le persone si guardano l’un l’altra in un modo che è completamente differente in Svezia. In Svezia la gente è più anonima e riservata. In Italia è il contrario. Le persone sono viste veramente per quello che sono e anche se non si conoscono si salutano quasi sempre e, quando si entra in un negozio, è raro che non ti dicano ”ciao”. Questa è una delle ragioni per cui ho deciso di ritornarci alla fine dei miei primi tre mesi.
Dopo le feste di Natale in Svezia, desideravo ritornare giù a Firenze. Ho proseguito gli studi a scuola e mi sono sentita davvero bene quando ho potuto rivedere i miei amici dopo mesi di vacanza.
Firenze è una bella città, ma c’è ancora molto altro da visitare in Italia, così durante questi ulteriori sei mesi ho viaggiato un bel po’ per scoprire altri luoghi. In gran parte ho viaggiato per la Toscana, ma ho anche visitato la Sicilia, che è un’isola al sud. Qui la gente è più chiusa, il cibo ha un carattere diverso (forse anche più buono, da un certo punto di vista), ma vale veramente la pena di provare.
Adesso io sono qui in Svezia e ripenso al mio viaggio. Ho trascorso là nove mesi ed è stato difficile lasciare la mia vita a Firenze; nello stesso tempo, però, sono felice di essere a casa. Cosa ho imparato? Beh, una cosa la so: una parte di me sarà sempre a Firenze. Là ho incontrato amici che manterrò per tutta la vita, anche se sono sparsi per il mondo. Il mio viaggio è stato pieno di cose ed io sono sicura che acquisterò un altro biglietto aereo il prima possibile. Mi manca il simpatico proprietario del ”Rom e Pera”, gli allegri italiani, quei divertenti e completamente pazzi insegnanti dell’Accademia del Giglio, i gelati e la lingua italiana.
Allora, se pensi di andare in Italia, FALLO!!! Non pensarci troppo: parti anche senza prenotare il viaggio perché in qualche modo tutto si aggiusterà.
ceci…. hai fatto un traduzione molto motlo bene….=) mai jho pensato questo…hehe sto scerzando!!! purtroppo non avevo potuto di mandarci qualche fotografie perche non sono a casa dove ho tutto le fotografie!! spero che tuoot sia bene con voi!!! baci da svezia
hai visto come sono brava in svedese? l’ho studiato tanto… sono anche brava in italiano. l’ho studiato tanto…
bacioni!!!
mi insegni lo svedese? ^_^
ciao ciao