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Facilitazione o semplificazione? Questo è il dilemma.

Succede spesso, durante i primi giorni di lezione, di incontrare studenti che apparentemente interagiscono con una notevole disinvoltura con gli altri e con l’insegnante stesso, dimostrando di comprendere singole battute e di rispondere tenendo un ritmo e un’efficacia di conversazione piuttosto alti, ma se messi di fronte a un testo un po’ più complesso, magari con del linguaggio specifico rispetto a un’area (come potrebbe essere un articolo di giornale), gli stessi trovano non poche difficoltà nella comprensione. Perché accade questo? La mancata comprensione di un testo spesso non dipende dalla scarsa attenzione con cui lo si legge, ma dal fatto di non riuscire ad attivare facilmente alcune abilità cognitive, che dipendono spesso da una conoscenza relativa della lingua. Qualche tempo fa un mio studente molto giovane, abituato a interagire con coetanei in italiano, presentava proprio questo genere di inconveniente: parlare nei negozi, domandare, rispondere a un ritmo di conversazione normale e con frasi efficaci non rappresentava per lui un problema, ma nel momento in cui si trovava a leggere un testo di media difficoltà, trovava dei notevoli ostacoli. Cosa fare allora? Facilitazione o semplificazione? La facilitazione è rappresentata dall’insieme di tecniche che servono per introdurre il testo (attività motivazionali della fase di pre-lettura) e per riflettere sul lessico nelle nella fase di post-lettura. Nella prima parte della lezione sarà dunque necessario dilungarsi più del solito nell’introduzione al brano da leggere o da ascoltare con tecniche di brainstorming come la costellazione, la descrizione di immagini, fare ipotesi o previsioni partendo magari dal titolo o da un’immagine su quello che verrà descritto nel testo, o ancora chiedere di immaginare di trovarsi in una situazione analoga a quella del protagonista della situazione che verrà letta. In ogni caso sarà opportuno cercare di attivare le parole-chiave o le espressioni necessarie alla comprensione. Nella seconda fase sarà opportuno tornare sul lessico per approfondire e, dunque, esercizi di abbinamento, cloze, domande aperte o ricerca di espressioni particolari potranno servire a chiarire ulteriormente i concetti senza lasciare spazio a dubbi o fraintendimenti.
La semplificazione è invece quella tecnica che in effetti tende a “semplificare” il testo di partenza proponendone agli studenti uno di arrivo la cui struttura sarà mirata e controllata in modo da essere adeguata al livello. Il testo proposto non è ovviamente autentico, bensì una versione modificata, abbreviata, in cui frasi o espressioni complesse sono rese più in modo più lineare, il lessico è più facilmente comprensibile, le strutture sono in buona sostanza basilari (soggetto+verbo+oggetto). Si evita inoltre l’uso massiccio di pronomi, di forme implicite, non si usano espressioni impersonali e il titolo e le immagini saranno di ulteriore supporto al testo stesso.

Delle due io preferisco adottare la prima: la facilitazione è, a mio modo di vedere, più motivante e divertente e permette inoltre un effettivo avanzamento nella conoscenza della lingua. Va detto tuttavia che l’insegnamento della L2 a adulti privilegiati non è minimamente paragonabile all’insegnamento della L2 a studenti immigrati, magari di scuola pubblica. In tal caso infatti gli studenti si troveranno a studiare materie assai complesse, con un lessico specifico, un vero e proprio linguaggio settoriale, per il quale almeno per i primi tempi sarà doveroso proporre testi opportunamente semplificati che conducano poco a poco lo studente alla scoperta della disciplina e del linguaggio specifico.

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