Fino al 2 novembre alla Galleria degli Uffizi sarà possibile ammirare alcuni capolavori di Giotto e dei pittori che ne seguirono la maniera dopo la sua morte. La mostra “L’eredità di Giotto” presente per tutta l’estate agli Uffizi anche con aperture notturne (martedì e mercoledì fino alle 22.00) è un’occasione per osservare come la lezione del grande maestro fu diversamente appresa, interpretata e rielaborata. Così in un percorso che parte da alcune delle celebri opere di Giotto è possibile osservare le evoluzioni, i cambiamenti, le innovazioni che caratterizzarono la scena artistica fiorentina dal 1340 al 1375. Maso di Banco, l’Orcagna, Giottino, Andrea Pisano e molti altri artisti, meno noti al grande pubblico rispetto al maestro ma non meno affascinanti nello stile, trovano posto nei corridoi di uno dei più grandi e famosi musei del mondo. Come rilevato da Edoardo Speranza, uno degli organizzatori della mostra, quello che accadde dopo Giotto “non è materia univoca, ed è interessante approfondire il DNA giottesco, cui accenna opportunamente Cristina Acidini. Non si tratta di una sequenza genetica che si trasmette automaticamente ma conoscerà mutazioni significative e produrrà una discendenza articolata, complessa, terreno ideale di esercitazione per le analisi critiche e interpretative degli storici dell’arte di ieri e di oggi”. Tra gli studiosi che hanno partecipato con il loro contributo alla realizzazione della mostra corre l’obbligo ricordare Luciano Bellosi e Miklòs Boskovitz: a quest’ultimo si deve l’attribuzione a Giotto di una tempera su legno rappresentante due figure di santi in piedi e proveniente dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia
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