L’autunno è alle porte e con esso le prime piogge: è utile pertanto ricordarsi di uscire di casa portando l’ombrello, sebbene in una città come Firenze non manchino occasioni per sopperire a un’eventuale dimenticanza, vista l’incredibile quantità di attività commerciali che fioriscono grazie alla compravendita di ombrelli.
Qual è l’origine di questo strumento e la storia di questo oggetto di uso quotidiano (specialmente in novembre e aprile)? Chi lo ha inventato?
Sembra che i primi a utilizzarlo siano stati i popoli orientali: Cina, India e Egitto sarebbero stati i padri indiscussi di questa invenzione che almeno all’inizio era considerata simbolo di potere e persino di divinità. Già nel XII secolo in Cina l’Imperatore annoverava tra le sue insegne proprio l’ombrello da cerimonia e tale uso è quello che inizialmente fu il più comune. In Egitto e India veniva associato alle dee della fertilità e del raccolto, mentre più tardi in Grecia fu legato al culto di Pallade e Persefone, divinità venerate principalmente da donne che si riparavano durante le cerimonie con una sorta di parasole. Quest’ultimo è anche l’uso del quale si ritrovano testimonianze risalenti al III secolo a.C., secondo cui l’ombrello per ripararsi dal sole era un delicato oggetto per le donne romane, persino considerato ulteriore strumento di seduzione.
Nel 1176 il doge di Venezia richiese il permesso papale per apparire in pubblico protetto da un ombrello in broccato e tessuto con fili d’oro, ulteriore manifestazione di potenza e nobiltà; successivamente fu Caterina de’ Medici, nel Cinquecento, a portare in Francia il parasole, accessorio che nel secolo successivo venne esportato in Inghilterra, dove incontrò non poca fortuna, sia pure con uso diametralmente opposto come lascia supporre l’ormai noto clima britannico.
Per chi volesse saperne di più è possibile visitare il Museo del Parasole e dell’Ombrello di Gignese, grazioso paese sulle rive del Lago Maggiore e alle pendici del monte Mottarone.
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