Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno…
Questo è l’inizio della seconda parte della Divina Commedia. Lasciato l’inferno e risalito in superficie Dante e Virgilio si trovano di fronte all’immensa montagna del Purgatorio, dove le anime devono purgarsi, cioè pulirsi e “espiare i loro peccati” aspettando e soffrendo prima di salire in Paradiso. Il Purgatorio è diviso in sette piani che rappresentano i sette peccati capitali: dal più grave (la superbia ai piedi del monte) al meno grave (la lussuria quasi in cima al monte, vedi immagine). Gli altri peccati sono l’invidia, l’ira, l’accidia, l’avarizia e le gola.
Anche nel Purgatorio Dante incontra le anime di tanti personaggi del passato, questa volta non “dannati”, ma contenti di poter presto essere degni del Paradiso. Qui troviamo ad esempio Manfredi di Sicilia, Pia de’ Tolomei, l’amico Guido Cavalcanti e il poeta latino Publio Stazio che lo accompagnerà poi nel Paradiso terrestre (Virgilio non può, perché appartiene al Limbo, zona che Dante immagina si trovi all’ingresso dell’inferno). Alla fine del Purgatorio, Dante ormai in cima alla montagna, davanti alle porte del Paradiso, scrive:
Io ritornai da la santissima onda
rifatto sì come piante novelle
rinovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire a le stelle.
Nel Paradiso Dante incontra l’anima della giovane ragazza di cui si era innamorato a Firenze tanti anni prima: Beatrice Portinari. Sarà lei a guidarlo attraverso i nove cieli verso la Rosa dei Beati e la contemplazione di Dio:
l’amor che move il sole e l’altre stelle
Versi che concludono l’opera di Dante. Il Paradiso secondo Dante è un mondo senza materia, etereo. I primi sette cieli prendono il nome dai pianeti: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; gli ultimi due cieli si chiamano “stelle fisse” e “Primo mobile”, quest’ultimo origine del movimento e del tempo universale (sempre seguendo la visione aristotelica dell’universo di Tommaso d’Aquino). Ad ogni cielo corrisponde una qualità: così Dante nel cielo di Venere incontra gli spiriti amanti, e in quello di Saturno gli spiriti contemplativi ecc. Tutti i cieli si trovano dentro l’Empireo, che Dante fa descrivere a Beatrice così:
Noi siamo usciti fore
del maggior corpo al ciel ch’è pura luce:
luce intellettüal, piena d’amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore.
Qui vederai l’una e l’altra milizia
di paradiso, e l’una in quelli aspetti
che tu vedrai a l’ultima giustizia.
Tutte le anime del Paradiso contemplano direttamente Dio dalla Rosa Mistica, ultima tappa a cui arriva Dante nel suo grande viaggio spirituale.
La prima parte di questo post la trovate qui.
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