Torquato Tasso (Sorrento, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595) è stato uno dei più importanti poeti italiani del XVI secolo. La sua opera più famosa è il poema Gerusalemme liberata, ma qui noi vi proponiamo alcuni madrigali.
Tacciono i boschi e i fiumi
e ‘l mar senza onda giace;
ne le spelonche i venti han tregua e pace,
e ne la notte bruna
alto silenzio fa la bianca luna;
e noi tegnamo ascose
le dolcezze amorose:
Amor non parli o spiri,
sien muti i baci e muti i miei sospiri.
Non sono in queste rive
fiori così vermigli
come le labbra de la donna mia,
né ‘l suon de l’aure estive
tra fonti e rose e gigli
fa del suo canto più dolce armonia.
Canto che m’ardi e piaci,
t’interrompano solo i nostri baci!
Messaggera de l’alba
è quest’aura terrena
e torbida talor, talor serena:
Laura mia par celeste,
così bella io la veggio
dopo l’aurora in fresco e verde seggio:
di fior l’una riveste
il dilettoso aprile,
l’altra fiorir fa l’amoroso stile.
Felice primavera
di bei pensier fiorisce nel mio core
novo lauro d’amore
a cui ride la terra e il ciel d’intorno,
e di bel manto adorno
di giacinti e viole il Po si veste:
danzan le ninfe oneste e i pastorelli
e i sussurranti augelli in fra le fronde
al mormorar de l’onde: e vaghi fiori
donan le Grazie a i pargoletti Amori.
Giamai più dolce raggio
non spiega il sole in un fiorito maggio
di quel che le tue rose e i tuoi ligustri
fa sì chiari ed illustri:
né caggiono giamai la state e ‘l verno,
tal ch’hai l’aprile eterno:
perpetua primavera hai nel bel viso
e ‘l sole è il dolce riso.
Soavissimo bacio,
del mio lungo servir con tanta fede
dolcissima mercede!
Felicissimo ardire
de la man che vi tocca
tutta tremante il delicato seno,
mentre di bocca in bocca
l’anima per dolcezza allor vien meno!
Dolcemente dormiva la mia Clori,
e ‘ntorno al suo bel volto
givan scherzando i pargoletti Amori.
Mirav’io, da me tolto,
con gran diletto lei,
quando dir mi sentii: «Stolto, che fai?
Tempo perduto non s’acquista mai».
Allor io mi chinai così pian piano,
e baciandole il viso
provai quanta dolcezza ha il paradiso.
- Parole difficili:
giace: dorme
tegnamo ascose: teniamo nascoste
spiri: respiri
sien: che siano
vermigli: rossi
aure: arie
m’ardi: alla lettera che mi bruci, ovvero mi accendi di passione
aura: aria
torbida: non chiara
talor: ora
par: sembra
veggio: vedo
seggio: luogo
l’una: cioè l’aria (l’aura)
dilettoso: piacevole
l’altra: cioè Laura (si noti il gioco di parole con l’aura)
stile: lo stile poetico, ovvero la poesia
novo lauro: nuovo alloro, pianta che simboleggia la gloria
manto: mantello, ma in questo caso significa prato
augelli: uccelli
fronde: rami
Giamai: mai
spiega: dispiega, ovvero diffonde, manda
caggiono: cadono, arrivano
la state e ‘l verno: l’estate e l’inverno
tal ch’hai l’aprile eterno: così che hai sempre aprile
perpetua: eterna, per sempre
Soavissimo: dolcissimo
mercede: ricompensa
ardire: osare, rischiare
givan: andavano
mirav’io: ammiravo, guardavo
da me tolto: fuori di me, ovvero reso pazzo da questa visione
stolto: stupido
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