Nel 1995 scoprii per la prima volta l’italiano, da quel momento l’ho amato, ed è per questo che non mi azzardo quasi mai a scrivere in questa lingua così ricca di parole e di storia, ho paura di sbagliare, di offendere gli italiani con l’uso che posso dare alla loro lingua visto che la mia conoscenza non è ai massimi livelli. Adoro tutte le sfumature che con il passare del tempo hanno arricchito la lingua italiana, gli accenti e le cadenze di ogni singola regione, i dialetti che mi fanno capire che ogni singolo paese pretende mantenere e tramandare la propria identità.
Ma forse questo è il mio modo romantico di vedere la lingua italiana, perché alla fin fine, sento che spesso e volentieri gli italiani creano un po’ di confusione quando, abbandonando i propri dialetti, si immergono nell’uso della lingua nazionale, quella che si studia a scuola, quella ufficiale, quella che ha fatto il giro del mondo.
Da quando ho cominciato a studiare italiano ho sempre avuto problemi con le preposizioni e, sicuramente, il fatto di abitare a Firenze e convivere con un romano non mi ha aiutato a migliorare, anzi, ha creato in me non poca confusione riguardo all’uso corretto delle preposizioni, ma c’è un altro problema che mi tormenta: le consonanti doppie, sia scritte che parlate, diciamo che l’unica che riesco a leggere e usare senza problema e la “r” di Roma anche se a Roma la pronunciano sempre singola.
Non bastava avere problemi a usare le bb, cc, dd, ff, gg, ll, mm, nn, pp, qq, ss, tt e vv, ora si sono inventati la doppia “X”, chiamando il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo a Roma, MAXXI! Ebbene sì, si tratta di un nome proprio ma alla fine in qualche modo bisognerà pronunciarlo, vero? Nel frattempo e mentre trovo qualcuno che mi aiuti a capire come si pronuncia, non mi resta che piangere…
A me sembra che lo domini alla grande! Complimenti, te felicito. A mí me pasa lo mismo con el castellano. ¡Ojalá lo hablara como tú escribes (y sin duda hablas) el italiano!