Volete imparare la storia dell’arte e allo stesso tempo migliorare il vostro italiano? Provate a svolgere gli esercizi proposti in questa attività didattica su uno dei più famosi musei d’Italia (è quello che accoglie il David di Michelangelo). Se avete bisogno di ripassare il vocabolario di base della storia dell’arte, altre attività le trovate in fondo al post tra gli articoli correlati.
Attività 1. La descrizione del Museo del Bargello. Inserite nel testo i seguenti aggettivi: celebre, musicali, pittoriche, statale, storica, vasta.
La Galleria dell’Accademia è un museo di Firenze. Il museo espone il maggior numero di sculture di Michelangelo al mondo (sette), fra cui il _________ David.
All’interno della Galleria è ospitata anche la raccolta più _________ ed importante al mondo di opere _________ a fondo oro, ed il Museo degli strumenti _________ , dove sono esposti molti manufatti appartenenti alla collezione _________ del Conservatorio Luigi Cherubini.
Nel 2013 ha ricevuto 1.257.261 di persone per un totale di 6.609.747,50 Euro ed è quindi il secondo museo italiano dopo gli Uffizi e quarto sito _________ in assoluto.
Attività 2. La storia del museo. Rimettete in ordine cronologico i paragrafi.
a. Con Firenze capitale d’Italia (1865-1871), avviene uno sconvolgimento in tutti i musei cittadini: all’Accademia viene ampliato il settore moderno con centoquarantasei opere già della Galleria Moderna del palazzo della Crocetta, che sono sistemate in sei piccole stanze al piano primo. Da questo momento la Galleria è conosciuta come “Galleria Antica e Moderna” e diventa il primo museo d’arte contemporanea del nuovo Stato nazionale. Molti studenti frequentano le sue sale per fare copie delle opere.
b. Nel 1784 il granduca Pietro Leopoldo di Lorena rifonda l’Accademia di Belle Arti nei locali dell’ospedale di San Matteo e del convento di San Niccolò di Cafaggio, riunendo varie istituzioni. In quella che era la galleria maschile dell’ex-ospedale, vengono collocati i gessi, i disegni e i modelli vari, mentre in quella che era stata la corsia delle donne vengono sistemati i dipinti. Il nucleo originario della galleria comprende quindi due grandiosi modelli in gesso originali del Giambologna (il Ratto delle Sabine, ancora in loco, e l’Allegoria di Firenze che domina Pisa, oggi in Palazzo Vecchio), una serie di calchi in gesso moderni di opere classiche e una quadreria.
c. I dipinti sono molti e coprono le pareti in un insieme di grande confusione: solo nel 1841 la galleria viene riordinata in maniera cronologica. Nell’attuale Galleria dei Prigioni sono collocate tutte le tavole del Due e Trecento di autore ignoto o in cattivo stato di conservazione, ma sono così tante che raggiungono anche il soffitto.
d. La quadreria si arricchisce presto e straordinariamente dei dipinti provenienti da conventi, monasteri e altre istituzioni religiose soppressi da Pietro Leopoldo nel 1786 e da Napoleone nel 1810: vi si trovano capolavori come le Maestà di Cimabue e di Giotto, il Battesimo di Cristo di Verrocchio e Leonardo, la Cena in Emmaus di Pontormo e addirittura la Primavera di Botticelli.
e. Il 1872 segna la svolta definitiva nella storia del museo: si decide di trasferirvi il David di Michelangelo, sottraendolo ai pericoli della collocazione originaria all’aperto in piazza della Signoria. Per la grande statua l’architetto Emilio De Fabris costruisce una nuova Tribuna scenograficamente posta al termine della Galleria dei Quadri antichi, con l’illuminazione proveniente dal lucernario in alto. Nell’agosto del 1873 la statua viene trasportata su rotaie per le vie del centro fino all’Accademia, dove però resta chiusa nella sua cassa per ben nove anni, in attesa che finiscano i lavori alla Tribuna.
f. La nuova disposizione dura solo pochi anni, poiché tra il 1914 e il 1919 molte opere vengono spostate a Palazzo Pitti e agli Uffizi e nel 1922 le opere di Beato Angelico vengono spostate al Museo nazionale di San Marco. In questa occasione si trasferiscono nel museo i Prigioni di Michelangelo che si trovavano nella Grotta del Buontalenti a Boboli.
g. Dopo la seconda guerra mondiale, col riordinamento degli Uffizi, arrivano l’Assunzione della Vergine del Perugino e la Deposizione di Filippino Lippi. Negli anni cinquanta, vengono create la nuova biglietteria e la libreria e le opere di Pontormo, Bronzino e Alessandro Allori vengono collocate alle spalle delle opere di Michelangelo al posto degli arazzi, intensificando il confronto diretto tra queste opere e l’influenza michelangiolesca.
h. Il 22 luglio 1882 il Museo michelangiolesco viene finalmente inaugurato. Attorno al David vengono sistemati alcuni calchi tra cui quello della Pietà vaticana e della Pietà Rondanini.
i. Le direzioni degli ultimi anni, da Luciano Bellosi a Giorgio Bonsanti e a Franca Falletti, cercano di ridare un filo conduttore all’intera collezione del museo, arrivata a essere con le numerose sottrazioni e addizioni, piuttosto disomogenea e frammentata. I visitatori sono principalmente attratti dal David: per questo ci sono state delle proposte di spostare il capolavoro di Michelangelo in altre sedi come la Stazione Leopolda per alleggerire il flusso turistico del centro storico.
j. Durante la direzione di Cosimo Ridolfi (1890-1903), vengono create tre nuove sale (oggi sale del Duecento e primo Trecento, degli Orcagna e seguaci, e dei Giotteschi) con la rivalutazione della scuola fiorentina del Quattrocento che proprio in quegli anni aveva luogo grazie alla comunità anglosassone residente in città. Botticelli in particolare, diviene ai primi anni del Novecento oggetto di un vero e proprio culto.
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Attività 3. Le sale principali. Associa ad ogni sala la descrizione di ciò che contiene.
1. Sala del Colosso
2. Galleria dei Prigioni
3. Tribuna del David
4. Gipsoteca Bartolini (Salone dell’Ottocento)
5. Sala del Duecento e del primo Trecento
a. La sala ospita dal 1873 il David di Michelangelo, realizzato fra il 1501-04 e proveniente da piazza della Signoria. La sala prosegue nei due bracci laterali, dove si trovano opere di scuola manierista.
b. Da questa sala inizia un percorso sulla pittura gotica fiorentina che attinge al cospicuo deposito di tavole a fondo oro della galleria. La sala centrale, del Duecento e del primo Trecento, espone dipinti precedenti a Giotto o suoi contemporanei, con un raro frammento attribuito a Giotto proveniente dalla Badia fiorentina.
c. Deve il suo nome al gigantesco gesso di uno dei Dioscuri di Montecavallo che un tempo si trovava qui e che oggi è alla Gipsoteca dell’Istituto d’Arte di Porta Romana. Al centro della sala si trova il bozzetto originale in gesso del Ratto delle Sabine di Giambologna, mentre alle pareti si trovano numerosi esempi di pittura fiorentina del Quattro e Cinquecento fiorentino, con opere di grandi maestri: Paolo Uccello, Botticelli, Perugino, Filippino Lippi, Ghirlandaio.
d. Deve il suo nome alle quattro sculture raffiguranti nudi maschili realizzate da Michelangelo per la tomba di Giulio II, ma usate dal Granduca Cosimo I de’ Medici, come ornamentazioni della grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli. Vi si trovano inoltre la Pietà di Palestrina, acquisita nel 1939, e il San Matteo, mentre alle pareti sono esposte opere cinquecentesche.
e. Ospita una raccolta di dipinti e sculture di artisti del XIX secolo in rapporto con l’Accademia di Belle Arti, tra cui i gessi di Lorenzo Bartolini, con le opere disposte com’erano state messe dall’artista nel suo studio di borgo San Frediano a Firenze. I dipinti sono alcune delle opere esposte in occasione dei concorsi di pittura, svolti fra il 1794 e il 1868, dell’Accademia dei Belle Arti.
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I testi sono stati tratti e adattati da Wikipedia.
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