Questa che vi presentiamo è una novella di Luigi Pirandello, tratta dalla raccolta del 1919 Il Carnevale dei morti e confluita nella raccolta Novelle per un anno. Il testo è piuttosto lungo, per cui si è pensato di dividere la novella in due parti e conseguentemente in due post. Il primo post pone l’attenzione sul fatto che il testo presenta molti verbi alla forma semplice del gerundio e all’imperfetto del congiuntivo.
Il primo esercizio consiste nel coniugare correttamente i verbi tra parentesi secondo la logica del racconto. In caso di bisogno potete fare riferimento a questo post sull’uso del gerundio e a questo e questo sull’uso del congiuntivo imperfetto. Inoltre, sono state selezionate e sottolineate alcune parole difficili di cui dovrete individuare il significato tra le tre opzioni proposte: questo costituisce il secondo esercizio.
Primo esercizio. Coniugate i verbi tra parentesi secondo la logica del racconto.
Pastori sfaccendati, (arrampicarsi) _________ un giorno su per le balze di Mìzzaro, sorpresero nel nido un grosso corvo, che se ne stava pacificamente a covar le uova.
– O babbaccio, e che fai? Ma guardate un po’! Le uova cova! Servizio di tua moglie, babbaccio!
Non è da credere che il corvo non (gridare) _________ le sue ragioni: le gridò, ma da corvo; e naturalmente non fu inteso. Quei pastori si spassarono a tormentarlo un’intera giornata; poi uno di loro se lo portò con sé al paese; ma il giorno dopo, non (sapere) _________ che farsene, gli legò per ricordo una campanellina di bronzo al collo e lo rimise in libertà:
– Godi!
Che impressione (fare) _________ al corvo quel ciondolo sonoro, lo avrà saputo lui che se lo portava al collo su per il cielo. A giudicare dalle ampie volate a cui s’abbandonava, pareva se (bearsene) _________, dimentico ormai del nido e della moglie.
– Din dindin din dindin…
I contadini, che attendevano curvi a lavorare la terra, (udire) ________ quello scampanellìo, si rizzavano sulla vita; guardavano di qua, di là, per i piani sterminati sotto la gran vampa del sole:
– Dove suonano?
Non spirava alito di vento; da qual mai chiesa lontana dunque poteva arrivar loro quello scampanìo festivo?
Tutto potevano immaginarsi, tranne che un corvo (sonare) ________ così, per aria.
«Spiriti!» pensò Cichè, che lavorava solo solo in un podere a scavar conche attorno ad alcuni frutici di mandorlo per riempirle di concime. E si fece il segno della croce. Perché ci credeva, lui, e come! agli Spiriti. Perfino chiamare s’era sentito qualche sera, (ritornare) _________ tardi dalla campagna, lungo lo stradone, presso alle Fornaci spente, dove, a detta di tutti ci stavano di casa. Chiamare? E come? Chiamare: «Cichè! Cichè!» così. E i capelli gli s’erano rizzati sotto la berretta.
Ora quello scampanellìo lo aveva udito prima da lontano, poi da vicino, poi da lontano ancora; e tutt’intorno non c’era anima viva: campagna, alberi e piante, che non parlavano e non sentivano, che con la loro impassibilità gli avevano accresciuto lo sgomento. Poi, andato per la colazione che la mattina s’era portata da casa, mezza pagnotta e una cipolla dentro al tascapane lasciato insieme con la giacca un buon tratto più là appeso a un ramo d’olivo, sissignori, la cipolla sì, dentro al tascapane, ma la mezza pagnotta non ce l’aveva più trovata. E in pochi giorni, tre volte, così.
Non ne disse niente a nessuno, perché sapeva che quando gli Spiriti prendono a bersagliare uno, guaj a lamentarsene: ti ripigliano a comodo e te ne fanno di peggio.
– Non mi sento bene, – rispondeva Cichè, la sera (ritornare) _________ dal lavoro, alla moglie che gli domandava perché (avere) ________ quell’aria da intronato.
– Mangi però! – gli faceva osservare, poco dopo, la moglie, (vedergli) _________ ingollare due e tre scodelle di minestra una dopo l’altra.
– Mangio, già! – masticava Cichè, digiuno dalla mattina e con la rabbia di non potersi confidare.
Finché per le campagne non si sparse la notizia di quel corvo ladro che andava (sonare) ________ la campanella per il cielo.
Cichè ebbe il torto di non saperne ridere come tutti gli altri contadini, che se n’erano messi in apprensione.
– Prometto e giuro, – disse, – che gliela farò pagare
E che fece? Si portò nel tascapane, insieme con la mezza pagnotta e la cipolla, quattro fave secche e quattro gugliate di spago. Appena arrivato al podere, tolse all’asino la bardella e lo avviò alla costa a mangiar le stoppie rimaste. Col suo asino Cichè parlava, come sogliono i contadini; e l’asino (rizzare) _________ ora questa ora quell’orecchia, di tanto in tanto sbruffava, come per rispondergli in qualche modo.
– Va’, Ciccio, va’, – gli disse, quel giorno, Cichè. – E sta’ a vedere, ché ci divertiremo!
Forò le fave; le legò alle quattro gugliate di spago attaccate alla bardella, e le dispose sul tascapane per terra. Poi s’allontanò per mettersi a zappare.
Passò un’ora; ne passarono due. Di tratto in tratto Cichè interrompeva il lavoro (credere) ________ sempre di udire il suono della campanella per aria; ritto sulla vita, tendeva l’orecchio. Niente. E si rimetteva a zappare.
Si fece l’ora della colazione. Perplesso, se andare per il pane o attendere ancora un po’, Cichè alla fine si mosse; ma poi, (vedere) _________ così ben disposta l’insidia sul tascapane, non volle guastarla: in quella, intese chiaramente un tintinno lontano; levò il capo:
– Eccolo!
E, cheto e chinato, col cuore in gola, lasciò il posto e si nascose lontano.
Il corvo però, come se (godere) ________ del suono della sua campanella, s’aggirava in alto, in alto, e non calava.
«Forse mi vede», pensò Cichè; e si alzò per nascondersi più lontano.
Ma il corvo seguitò a volare in alto, senza dar segno di voler calare. Cichè aveva fame; ma pur non voleva dargliela vinta. Si rimise a zappare. Aspetta, aspetta; il corvo, sempre lassù, come se (farglielo) _________ apposta. Affamato, col pane lì a due passi, signori miei, senza poterlo toccare! Si rodeva dentro, Cichè, ma resisteva, stizzito, ostinato.
– Calerai! calerai! Devi aver fame anche tu!
Il corvo, intanto, dal cielo, col suono della campanella, pareva gli rispondesse, dispettoso:
– Né tu né io! Né tu né io!
Secondo esercizio. Individua il significato delle seguenti parole:
Sfaccendati: laboriosi; perdigiorno; indaffarati
Babbaccio: brutto; puzzone; tonto
Si spassarono: si divertirono; si misero; persero tempo
Sgomento: senso di solitudine; paura; sospetto
Intronato: istupidito: malaticcio; depresso
Sogliono: parlano; vogliono; usano
Perplesso: dubbioso; sospettoso; curioso
Insidia: pane; esca; preparazione
Cheto: silenzioso; inquieto; pronto
Dispettoso: allegro; scherzoso; provocatorio
Vai alla seconda parte di questa attività.
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Buona sera , vorrei sapere se è possibile visualizzare le correzioni sui tempi verbali negli esercizi di livello c2 /C2 : Italiano con la letteratura: Il corvo di Mìzzaro di Luigi Pirandello.
Grazie Mille
Cordiali Saluti
Gentile Veronica,
prova a svolgere l’attività, posta le tue risposte e noi le correggeremo!
Saluti