Leggi il dialogo e osserva le forme alterate.
Carol: Mamma mia,che tempo brutto! Non mi sarei mai aspettata che in Italia piovesse tanto e facesse così freddo!
Lucio: Davvero, che tempaccio!
Carol: Che parola è “tempaccio”?
Lucio: In italiano, quando vogliamo dire che una cosa è brutta o cattiva, usiamo la terminazione “-accio”. “Tempaccio” non è altro che “brutto tempo”.
Carol: Allora è così che funziona nella tua lingua: bisogna aggiungere una terminazione alla parola per cambiarne l’intensità?
Lucio: Già! Per esempio, aggiungiamo –accio per dire brutto; -one per dire grande; -ino per dire piccolo; -etto per dire grazioso; e così via. Questo fenomeno si chiama alterazione.
Carol: Dunque tempaccio, ma anche scatolone per una grande scatola; tavolino per un piccolo tavolo; casetta per una casa carina…
Lucio: E ancora, -uccio per calduccio, il caldo piacevole; -ello per venticello, un vento gentile. Davvero ci sono tantissime terminazioni, per dire grande e piccolo, bello e brutto; per mostrare affetto e simpatia o disprezzo; per fare dell’ironia.
Carol: Povera me! Come posso fare per capirci qualcosa?
Lucio: Prova a leggere il seguente schema:
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NOMI e AGGETTIVI
VERBI
AVVERBI
-acchione furbo
furbacchione
-acchiare
studiare
studiacchiare
-acchiotto
orso
orsacchiotto
-accio
tempo tempaccio
-accio
male
malaccio
-astro
medico
medicastro
topo
topastro
-ello
vento
venticello
-ellare
saltare
saltellare
-etto
gioco
giochetto
-ettare
fischiare
fischiettare
-etto; -ettino
poco
pochetto
pochettino
-iccio
malato
malaticcio
-icchiare
cantare
canticchiare
-ino
piccolo
piccolino
-ino
poco
pochino
-occio
bello
belloccio
-one
gatto
gattone
cane
cagnone
-one
bene
benone
-uccio
caro
caruccio
-ucchiare
mangiare
mangiucchiare
-uccio
male
maluccio
-ino
piccolo
piccolino
-ino
poco
pochino
Ecc. Ecc. Ecc.
-
Carol: O mamma! Cambiano anche i verbi! E gli avverbi!
Lucio: Non male, vero? Pensa che queste sono solo alcune delle alterazioni che si possono fare.
Ti va di conoscerle meglio?
Carol: Vabbè, ma andiamo a parlarne in un bar, al calduccio!
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Nome alterato significa l’equivalenza di nome o verbo+ aggettivo qualificativo (finestrina = piccola finestra). Non si deve pertanto credere che nomi come bottone, burattino, tacchino, postino, gallina, cappuccino, ecc. appartengano al gruppo che abbiamo studiato: essi sono falsi alterati.
1) Generalmente si distinguono i suffissi che alterano una parola in quattro categorie:
- DIMINUTIVI che indicano piccolezza e possono avere la forma in –ino, -ello, -cello, ecc.
- ACCRESCITIVI che indicano grandezza e possono avere la forma in –one, -acchione, ecc.
- VEZZEGGIATIVI che indicano affetto e possono avere la forma in –etto, -uccio, -uzzo, ecc.
- PEGGIORATIVI che indicano disprezzo e possono avere la forma in –accio, -astro, -azzo, ecc.
2) Non dobbiamo però attribuire ai suffissi valori specifici perché spesso la scelta di uno o di un altro dipende dal contesto nel quale la parola è inserita, o dalla stessa parola base.
Per esempio:
È una casa così graziosa, è veramente una casina delle bambole!
Usa ancora la sua vecchia macchinina da scrivere a cui è tanto affezionato.
È ancora un ragazzino!
Mi sono comprata un paio di scarpine nuove.
Per il mio compleanno si è sprecato: mi ha regalato solo una cosina senza importanza.
Passerotto, tigrotto, leprotto, coniglietto, anatroccolo, cagnolino, ecc. sono animali giovani.
Giovanotto ha valore neutro, così come giovinetto.
3) I nomi femminile che vengono alterati con –ino o –one diventano maschili:
donna, donnone;
faccia, faccino, faccione,
ecc.
4) I nomi che terminano in –one e –ona prendono una C prima del suffisso:
cannone, cannoncino,
persona, personcina,
ecc.
5) I suffissi dei verbi riducono l’intensità dell’azione:
mangiucchiare significa mangiare poco o con poca voglia,
canticchiare significa cantare fra sé e sé,
ecc.
Per chiarimenti e assistenza contattate gli insegnanti dell’Accademia del Giglio, lingua italiana, arte e cultura a Firenze: adg.assistance@gmail.com.
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