Nei giorni scorsi è uscito, sia sul numero di maggio 2008 che sul sito internet del Language Travel Magazine, un articolo di Nicola Hancox sull’afflusso di studenti di italiano L2 in Italia nel 2007, successivo a un Italy feedback 2007 pubblicato nel numero di febbraio. L’articolo si basa su questionari compilati da alcune scuole di lingua italiana, tra cui anche l’Accademia del Giglio e, oltre a stilare un’interessante classifica sulle nazionalità presenti in Italia, fa anche un quadro delle strategie adottate dalle scuole per il recruiting, i servizi offerti e i problemi incontrati nell’accoglienza degli studenti.
Risulta quindi che rispetto al 2006 i tedeschi (che detenevano la prima posizione con quasi il 14%) scendono al secondo posto con il 10% di presenze, e vengono superati dagli Stati Uniti con il 15%. Seguono a ruota la Gran Bretagna (9%), e il Giappone con la Svezia (8%). Se vediamo però i dati per aree geografiche risulta che il 49% degli studenti proviene dall’Europa Occidentale, seguito a distanza dal Nord America con il 18%. La maggior parte delle scuole che hanno risposto al questionario afferma di avere avuto una leggera crescita delle presenze, attribuibile a nuove strategie di marketing, allo sviluppo di nuovi corsi e alle tecniche di fidelizzazione.
Il marketing pare proprio che si sia sostanzialmente spostato su internet e quindi molte scuole investono in tal senso, riscontrando però alcuni aspetti negativi. Simone Rainer della Piccola Università di Tropea fa notare ad esempio che lo strapotere di Google fa sì che se un sito non ha un buon PageRank, e di conseguenza non è ben indicizzato nel motore, non comparirà nelle ricerche: in questo modo, tuttavia, si penalizza la scuola: “Conta di più il PageRank che la professionalità della scuola” afferma Rainer.
L’altro grave problema che affligge le scuole, come fa ben notatre Lisa Bartolomei della Scuola Leonardo da Vinci di Firenze, è la difficoltà per gli studenti di ricevere visti di studio per l’Italia, soprattutto da certi paesi come Cina, Bangladesh, Pakistan, Thailandia ecc. Non tutte le ambasciate e consolati ( a volte anche all’interno dello stesso paese) seguono criteri uniformi per concedere visti di studio, che vengono rilasciati o rifiutati a totale discrezione dell’ufficio visti, a volte senza spiegazioni. E il problema non è limitato, come si potrebbe pensare, ai soli paesi orientali o mediorientali, ma coinvolge anche nazioni quali gli Stati Uniti. L’associazione Eduitalia, di cui anche L’AdG fa parte, si sta dando da fare anche a livello ministeriale per cercare di trovare una soluzione a questo problema. Mi preme aggiungere, anche se purtroppo non ho al momento dati sottomano, che gli stessi visti di studio che vengono rifiutati dalle nostra rappresentanze all’estero sono invece normalmente concessi da altre nazioni europee: molti nostri studenti giapponesi ci dicono che è molto più semplice e rapido ricevere un visto per la Germania che per l’Italia. Un problema quindi che dovrà essere risolto al più presto per potersi mettere in linea con le normative europee e per poter restare competitivi.
La speranza delle scuole di lingua è comunque quella di superare l’ostacolo della concessione dei visti e di continuare a crescere: “I viaggi di studio formano i giovani” nota ancora Simone Rainer “ed è ormai necessario avere su ogni curriculum vitae la conoscenza di più lingue straniere”.
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