L’esasperato grafismo dei vasi della Grecia arcaica, i volti imperturbabili dei kuroi e delle korai, lo sguardo sereno delle statue etrusche rivivono in alcune delle opere di Gian Paride Moretti ritrovando nuova forza e nuovo vigore. I volti scavati, corrosi dal tempo e dagli agenti atmosferici, si ricarnificano e tornano a mostrare la vita nei colori delicati e tenui, nelle forme plastiche e sensuali. Le sagome scure che narravano di gesta di eroi e di guerre, di dei e di re, nei vasi e nelle anfore vengono a popolare le opere di Paride mostrando la stessa forza evocativa di allora, ma narrando una storia senza tempo, senza scadenza, valida per tutti, ma fatta di gesti semplici, stilizzati e proprio per questo immediati e diretti.
Non c’è pace nei corpi che si muovono freneticamente, sconvolti dalle terrene pulsioni, tracciati apparentemente con un’unica linea continua scura e marcata a ricordare lo stile degli antichi greci, non c’è quiete nei contrasti violenti ripresi da Matisse, con l’arancione e il blu che scuotono e non danno tregua, non c’è sicurezza nei volti che sorridono dolci e ambigui insieme o, addirittura, si deformano in una risata sardonica e terribile. Chi vuole certezze, chi vuole calma deve cercarle nei volti incontaminati che riaffiorano, come dall’acqua, delle belle giovani greche, o in quelli di pietra che Paride, artista poliedrico, scolpisce con tratti decisi, taglienti, netti.
Gian Paride Moretti è insegnante di arte all’Accademia del Giglio e fa parte dello staff.
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