Che cosa pensate della festa di Halloween? Anche voi partecipate alla raccolta dei dolcetti nella notte di Ognissanti? Ritenete che sia riservata solo ai bambini o, più severamente, la considerate d’importazione e non parte della nostra tradizione cristiana? Più nostro. Allora, è il 2 novembre, quando si celebra il giorno dei morti. La quotidiana vita frenetica che caratterizza il tempo d’oggi riduce la tradizione a forse poco più di una Messa e una visita al camposanto, mentre il significato della ricorrenza è molto profondo. In questo racconto di Andrea Camilleri, tratto da Racconti quotidiani (Mondadori, 2001), lo scrittore siciliano ricorda con quanta emozione da bambino trascorresse la notte tra il primo e il due novembre nell’attesa della visita dei parenti passati “a miglior vita”. Il testo è stato diviso in tre parti in modo da creare tre esercizi.
Il giorno dei morti
Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari.
Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.
Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.
Esercizio 1. trova il significato delle parole in neretto scegliendo tra le due opzioni proposte:
Picciliddro: stregone/bambino
Linzòlo: telo per il letto/volto
Scrùscio: coda/rumore
Nicareddri: monelli/piccolini
Sudatizzi: incuriositi/bagnati di sudore
Trovatura: scoperta/contentezza
Darrè: dietro/davanti
Esercizio 2. Inserisci le preposizioni semplici e/o articolate negli spazi appositi:
I dolci erano quelli rituali, detti “_____ morti”: marzapane modellato e dipinto _____ sembrare frutta, “rami di meli” fatti _____ farina e miele, “mustazzola” _____ vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che _____ genere raffigurava un bersagliere _____ la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo _____ danza. A un certo momento _____ matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo _____ famiglia _____ camposanto _____ salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci ______ amici, i compagni ____ scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». Domanda che non facemmo _____ Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti _____ tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio _____ uno sparluccicante triciclo.
Esercizio 3. Inserisci nel testo le seguenti parole secondo la logica della narrazione: appresso; consuetudine; disimparato; filo; l’albero; microscopio; peccato; poveri; scienziati; spàsimo
Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa _________. Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari ________ di Natale e lentamente, anno ________ anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo ________, i figli o i figli dei figli. ________. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel ________ che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli _______. Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un _________ fantascientifico. E così diventiamo più ________: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha ________ a servire.
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